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Mino Milani, Pavia ed io

Guglielmo Milani, detto Mino, anche conosciuto con gli pseudonimi di Stelio Martelli, Eugenio Ventura, Piero Selva, Mungo Graham Alcesti e T. Maggio, è stato un giornalista, scrittore, fumettista e storico, ma soprattutto la persona che probabilmente ha più amato la sua Pavia.

Nel corso di una lunga vita, ha scritto tantissimo: leggendo la lista dei suoi saggi e romanzi ci si chiede come sia stato possibile per un uomo solo realizzare così tante opere. Sdoppiandosi nei suoi pseudonimi, moltiplicava le sue risorse Di famiglia benestante, aveva frequentato il Liceo Classico Ugo Foscolo di Pavia per poi proseguirli nella facoltà di medicina nell’ateneo pavese, con l’obiettivo di continuare la professione di due zii materni, entrambi affermati medici. Praticante nell’Istituto di Anatomia, annesso al Policlinico San Matteo, presto però Milani aveva capito di non essere tagliato per la professione medica e, dopo aver casualmente assistito a una lezione di storia all’università, decise di iscriversi alla facoltà di lettere. Dopo la laurea in lettere moderne nel 1950, venne assunto nella Biblioteca Civica di Pavia, divenendone direttore e lavorandovi fino al 1964. Come giornalista iniziò la sua attività al Corriere dei Piccoli diventandone redattore. Chi di voi ha almeno la mia età, si ricorderà quanto fosse meraviglioso questo giornalino. Personalmente mi ha letteralmente salvata dalla noia delle calde domeniche estive in campagna. Per i ragazzi si era poi inventato il personaggio del cowboy Tommy RivRiver. Direttore del quotidiano locale ‘La Provincia Pavese’ si dedicò però presto in modo esclusivo ai suoi romanzi, ai saggi storici ed alle biografie. Con la figura del commissario Melchiorre Ferrari, percorse la produzione di genere poliziesco: l’ambientazione è la bella ed affascinante Pavia del 1800. I primi libri che io ho letto di Mino sono stati i suoi saggi sulla storia di Pavia. Stavo preparando l’ esame per l’abilitazione di guida turistica e mi erano capitati fra le mani, mentre consultavo la sezione storica su Pavia alla Biblioteca Bonetta. La sua scrittura scorrevole ed i dettagli interessanti, avevano reso il mio studio meno pesante. Il suo nome era per me legato però ad un film che avevo visto tanti anni prima: Fantasma d’Amore, di Dino Risi con Darcelo Mastroianni e Romy Schneider. Un film degli anni ’80 girato in una Pavia avvolta dalla nebbia. Mi era piaciuto così tanto. Diversi anni dopo, alla vigilia della partenza per una vacanza su un’isola, avevo afferrato un po’ a caso il romanzo di Mino dal quale era stato tratto il film. Il libro aveva accompagnato le attese in aeroporto, poi il volo e tutta la vacanza. Al rientro, di slancio, avevo preso la penna per scrivergli due righe: non una mail, non un messaggio, una lettera. Breve, concisa dove semplicemente lo ringraziavo per aver scritto un libro così bello e che aveva reso ancor più indimenticabile una vacanza già perfetta. E ho firmato: manù castagnola. Un bel giorno, in auto verso Voghera al rientro da Pavia, il mio telefono ha squillato. Ho accostato: era Mino. Mi aveva cercata. Mi aveva chiamata. Mi aveva ringraziata pregandomi di andarlo a trovare.
Fra le cose che non ho fatto nella mia vita e non so neanche il perché, fra i tanti treni sui quali non sono salita, ci metto anche questa. Ma non volevo disturbare. Chi ero io per entrare nel suo regno?
Poi ho iniziato a guidare i gruppi. La sua casa di famiglia, la Casa Milani in Piazza San Piero in Ciel d’Oro, è una bellissima costruzione liberty. Ed ogni volta che andavo in San Pietro, mi immaginavo lui, seduto dietro ad una finestra, intento a scrivere. A tutti i gruppi parlavo di lui. A tutti raccontavo di questo scrittore che sapeva descrivere così bene le atmosfere di Pavia. Ed era per me un modo di salutarlo. Da qualche anno Mino ci ha lasciati. Ma io non ho smesso di parlare di lui sotto le sue finestre. Invito tutti a leggere i suoi libri e ad immergersi in quei climi psicologici così particolari. Personalmente,terrò per sempre nel cuore una frase che lui diceva spesso : Pavia è la città ideale dove innamorasi. E quando ne percorro i vicoli medievali, quando entro nel cortile delle Magnolie, quando mi trovo all’improvviso davanti al San Teodoro, quando mi infilo di sfroso nei cortiletti fioriti, quando vedo un tramonto dal Ponte Coperto, quando la facciata del Carmine si infiamma di rosso e in mille altre circostanze….penso che aveva decisamente ragione.

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